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Ai ragazzi delle scuole
Ti invito a fare una lunga corsa all’indietro, nel tempo passato. Non ci sono
argini. Non ci sono paesi. L’Adige sceglie i suoi percorsi ogni anno come gli
pare e piace. Un Adige ben diverso dal nostro di oggi. Con tanta e tanta acqua
che si disperde in mille rigagnoli. I branchi degli animali vivono vicini
all’acqua e la seguono nelle piene e nelle siccità. Pesci. Uccelli. Erbivori.
Predatori. Ognuno ha bisogno dell’altro. Tutti hanno bisogno dell’acqua. Tutti
si incontrano all’abbeverata. Tra i predatori c’è un animale tremendo,
astutissimo, il quale è riuscito a costruirsi un’arma, una clava di PIETRA e sta
prendendo il sopravvento su tutti.
Lasciamo passare qualche migliaio di anni.
Arriviamo ai METALLI.
Allevamenti. Agricoltura. “Casotti”. Strade. Roma. Alfabeto. Cristianesimo.
Finisce l’età della pietra.
Finisce il nomadismo. I luoghi della civiltà della pietra vengono abbandonati.
Dimenticati volentieri perché erano testimoni di tanti drammi, tanta sofferenza,
enormi fatiche. L’Adige viene a poco a poco incanalato. L’acqua trascina via la
terra e lascia nel letto, che riabbassa, enormi distese di ghiaia. Anche l’acqua
serve all’uomo, a questo predatore misterioso, e così il grande fiume, almeno a
Zevio, è morto, è in secca.
Se abbiamo detto la verità, nel letto asciutto, ci dovrebbe essere qualche
strumento di pietra dell’uomo primitivo.
Qualcuno li ha trovati, forse, ma ha trovato anche qualcosa d’altro che è molto
più affascinante.
Vieni in biblioteca.
LUIGI LINERI
(Invito alla mostra “Civiltà della pietra nel greto del fiume Adige a Zevio?”,
1985)
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